Per scoprire cosa altro c’è a Roma oltre l’emergente scena dell’arte contemporanea, seguite i consigli del nostro Direttore, Luca Virgilio.

Incontra il Direttore Artistico del MAXXI Hou Hanru
Agosto 11, 2021

Cosa ti ha portato al MAXXI?
Nel 2013, quando il MAXXI mi ha offerto questo incarico, vivevo a San Francisco. Venire a Roma è stata una grande sfida. Il MAXXI era un museo nuovo che stava affermando la sua identità come fondazione e come piattaforma per i creativi contemporanei. La cosa che rendeva il tutto ancora più interessante è che questo stava avvenendo in Italia, a Roma, una città legata all’antico, il che mi ha portato a riflettere sul significato che deve avere l’arte contemporanea in un tale contesto.
Di cosa si occupa il MAXXI oggi?
Ci interessiamo dei temi più rilevanti oggi: la costruzione dell’Europa, la difesa continua dei valori umanistici e la promozione della partecipazione universale all’esperienza creativa. Questi sono gli argomenti che cerchiamo di sviluppare perché fondamentali per noi.
Quali sono le maggiori difficoltà che devi affrontare?
Sono molte le sfide poste da quest’era marcata da un sostenuto progresso tecnologico che ci porta a domandarci chi siamo noi esseri umani e cosa possiamo fare. La questione ambientale e come le attività umane abbiano un impatto, allo stesso tempo, positivo e negativo è un tema vitale. Credo che sia molto importante usare l’arte per riflettere criticamente sullo scenario politico attuale.
Cosa rende Roma così speciale?
Ci sono così tante cose piacevoli a Roma. Il cibo, naturalmente, le persone, e il fatto che sia una città piena di tracce di epoche differenti. Ma qui si riesce anche a rallentare, a distaccarsi. Roma offre un contesto storico molto interessante su cui riflettere e che apre infinite possibilità.


Come esplori la città?
Io vivo in centro e nel tragitto verso il lavoro attraverso sia zone antiche che nuove e mi imbatto in cose interessanti ogni giorno. Penso, però, che è altrettanto importante andare nelle periferie, nelle zone suburbane dove si possono trovare comunità diverse che convivono, ristoranti delle culture più disparate e vari festival.
Cosa ti piace invece del quartiere Flaminio, dove si trova il MAXXI?
Flaminio è un quartiere moderno e con una connessione diretta alle strade. Questo fa in modo che qui arrivino e si incontrino comunità e classi sociali diverse. La nostra aspirazione è rendere questo museo un sorta di nuovo Foro romano: un luogo di partecipazione pubblica, discussione e scambio. Questa è una posizione strategica per continuare a interrogarci sulla società contemporanea. Alcuni anni fa ho curato con il team un progetto chiamato Open Museum Open City. Abbiamo completamente svuotato il museo per un paio di mesi e invitato degli artisti a creare installazioni sonore invisibili, per portare il rumore della strada dentro il museo.
Come descriveresti la sede del museo (progettata da Zaha Hadid)?
Il museo è molto fluido, molto aperto, un incrocio tra l’avanguardia russa e una visione neoliberista delle cose.
Essere cresciuto nella Cina comunista ha in qualche modo influenzato il modo in cui lavori?
Ho lasciato la Cina molti anni fa ma ci torno periodicamente e quello che è veramente importante per me è il modo in cui l’arte possa aiutare la società e gli individui a reinventarsi. La Cina è in costante ‘rivoluzione’ e questo implica una continua ricerca della libertà.


In che modo la mostra Più grande di me, Voci eroiche dalla ex-Jugoslavia si rapporta al presente?
La ridefinizione dell’Europa è ancora una sfida molto attuale e la nostra mostra raccoglie 54 artisti che l’affrontano. Si tratta di una questione estremamente pertinente durante una pandemia e in mezzo al diffuso senso di paura.
Cosa ci può dire della mostra in corso su Aldo Rossi?
Penso sia importante parlare di un maestro come Rossi che ha progettato edifici post-modernisti nel suo linguaggio unico. Circa 800 dei disegni presentati e decine di modellini in mostra provengono dai nostri archivi. Ampliando il contesto dobbiamo anche riflettere sulle importanti interazioni tra città, architettura e vita urbana.
Quali mostre future non possiamo perdere?
Abbiamo molte mostre di architettura in programma. Una è ‘Buone Nuove’ che documenta come le donne stanno cambiando l’architettura contemporanea. Un’altra svelerà la tecnologia e le strutture dietro gli edifici.
Come festeggia il museo il suo decimo anniversario e cosa hai imparato in questi anni?
La mostra per il nostro decennale, Una Storia per il Futuro, riassume le attività del museo fino ad oggi. Dieci anni sono di solito motivo di celebrazioni ma per adattarci ai tempi abbiamo sviluppato un programma di incontri, conferenze e discussioni online. Penso che in questi dieci anni di attività il MAXXI abbia affermato il suo forte approccio sperimentale.


Cosa riserva il futuro?
Vogliamo creare una piattaforma digitale e una di sviluppo urbano. Anche se siamo aperti alle nuove tecnologie, crediamo che l’esperienza fisica abbia, ancora oggi, una maggiore importanza. Per questo vogliamo che il museo sia un’entità vitale e non solo nello spazio digitale. Per sentirsi vivi bisogna smettere di nascondersi dietro uno schermo e il MAXXI è uno dei posti migliori per farlo.

Hotel Eden
Immerso nell’autentico spirito romano, questo splendido hotel racconta la storia di una città leggendaria e la calorosa ospitalità dei suoi abitanti.
Header image courtesy of MAXXI

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